E’ giunto al termine l’anno di servizio civile che ha coinvolto, qui alle Residenze del Sole, 4 ragazzi tra i 19 e i 21 anni. Qui di seguito il racconto delle loro esperienze. Buona lettura!
Un viaggio di empatia, crescita e scoperte:
Intervista a Vasco, 19 anni, un diplomato del Liceo Classico che ha pensato di effettuare questa esperienza di Servizio Civile mentre affrontava il primo anno al DAMS.

Di cosa ti sei occupato in RSA durante questi mesi? (n.d. il Servizio Civile è iniziato a fine giugno 2024)
Ho passato i primi mesi alla Casetta del Sole, dove mi occupavo delle attività di animazione per gli 11 residenti. Poi, essendoci bisogno in RSA e al CDI per molte attività diverse, ho fatto il passaggio, ma nel tardo pomeriggio vado ancora alla Casetta a fare compagnia alle signore che abitano lì perché mi sono affezionato. In RSA e al CDI, oltre a partecipare alle attività di animazione e di socializzazione, mi occupo anche di aiutare il manutentore nei piccoli lavoretti giornalieri e faccio alcuni lavori di ufficio, tra cui l’archivio dei documenti.
Per quali lavori ti senti più portato?
L’animazione è sicuramente l’attività che mi entusiasma di più, perché ti permette di essere in contatto diretto con gli anziani. Mi diverte molto, ed è un’esperienza arricchente vedere come loro rispondano positivamente a ogni stimolo. Poi, sorprendentemente, ho scoperto che mi piacciono anche i piccoli lavori di manutenzione. Ho visto come si riparano diverse cose, ho dato una mano a dipingere e altro. Pasquale, il manutentore, è una persona così piacevole che il tempo con lui vola! La parte di archiviazione, invece, è quella che trovo più noiosa, ma fa parte del lavoro.
Cosa” ti porti a casa” da questa esperienza?
Sicuramente una grande consapevolezza dell’importanza dell’empatia e della sensibilità in un ambiente come questo. Mi sono reso conto che riesco facilmente a stabilire buoni rapporti con le persone anziane, e ho scoperto una pazienza che non pensavo di avere. Anzi, stando qui con loro, la mia pazienza è migliorata enormemente.
Cosa consiglieresti ai ragazzi rispetto al Servizio Civile?
Di cimentarsi in quest’esperienza appena finite le scuole superiori… di non aspettare la fine dell’università. Secondo me tutti dovrebbero prendere in considerazione il Servizio Civile perchè ti aiuta a sviluppare qualità che magari hai già, ma che sono un po’ nascoste. Ti permette di entrare nel mondo del lavoro in modo più graduale, dandoti il tempo di capire come muoverti, come adattarti all’ambiente e alle persone con cui interagisci.
È un’opportunità che aiuta a crescere sotto diversi aspetti.
Cosa ti ha colpito di più nelle attività che hai svolto in RSA?
Mi ha colpito molto vedere con quanta motivazione i residenti si impegnano nelle attività di canto e ballo rispetto alle altre. È davvero emozionante vedere quanta passione mettano nel karaoke o nell’attività di danzaterapia del giovedì pomeriggio. Vederli felici e sorridenti mentre ballano e cantano è, senza dubbio, la cosa più bella di questa esperienza.
Il Percorso di Crescita di un Giovane Studente
Intervista ad Alessio, 20 anni, quattro anni di studi in biotecnologie sanitarie e poi, in attesa di fare il 5° anno e diplomarsi decide di chiarirsi le idee facendo il servizio civile.

Di cosa ti sei occupato in RSA durante questi mesi?
Io presto il mio servizio alla Casetta del Sole. Vengo qui tutti i giorni, dalle 13.00 alle 18.00. Il mio compito principale è animare i pomeriggi con diverse attività. Ogni giorno proponiamo un gioco diverso: dalla tombola, all’impiccato, al cruciverba, al gioco delle capitali e così via. Inoltre, mi affianco anche al fisioterapista nelle attività di ginnastica e, visto che mi piace molto l’attività e sono uno sportivo, mi ha dato un programma di semplici esercizi che posso guidare io nei momenti più liberi. Per esempio, nell’attesa che arrivi il fisioterapista, organizzo esercizi leggeri di riscaldamento con i residenti. Infine, ci sono anche diverse attività esterne: ad esempio, accompagno spesso le signore a fare una passeggiata al parco o ad altre uscite, la settimana scorsa le abbiamo accompagnate ad una visita guidata al MUFOCO (il Museo della Fotografia Contemporanea a Villa Ghirlanda), ed è stato davvero interessante e apprezzato da tutti.
C’è qualcosa che ti ha colpito di questa esperienza o che ti ha piacevolmente sorpreso?
Pensavo che, essendo 11 persone estranee tra loro, ci fosse molta conflittualità. In realtà, vanno tutti molto d’accordo e si aiutano a vicenda. Certo, come in tutte le famiglie, ogni tanto ci sono delle incomprensioni, ma si risolvono rapidamente, senza creare tensioni. È davvero bello vedere quanto siano uniti, nonostante le diverse storie e caratteristiche personali di ognuno.
Consiglieresti la casetta a una persona sola, magari che non riesce più a gestire la propria casa?
Assolutamente sì. Non solo a chi non riesce più a gestire la casa, ma anche a chi è in grado di farlo, perché la solitudine non è mai facile da affrontare. Qui c’è un ambiente accogliente, con persone amichevoli e sempre pronte a stringere legami. È facile fare amicizia e vivere una vita dignitosa e socialmente attiva, lontano dalla solitudine. La casetta è un luogo dove ci si sente parte di una comunità, e questo è fondamentale per il benessere psicologico e sociale.
Per cosa ringrazieresti questa esperienza?
Ringrazio questa esperienza per avermi aperto gli occhi su ciò che voglio fare nella vita: l’educatore in una RSA. È stato un percorso che mi ha permesso di capire meglio il mio futuro professionale. Dopo il servizio Civile, a settembre, tornerò a scuola per completare il 5° anno e diplomarmi, con l’intenzione di iscrivermi alla laurea triennale in Scienze dell’Educazione. Questa esperienza mi ha dato una grande motivazione e la certezza che questa è la strada giusta per me.
Dalla timidezza alla condivisione: Il Servizio Civile attraverso gli occhi di Sara e Alisia
Intervista a Sara, 21 anni e Alisia, 20 anni, entrambe parrucchiere. Sebbene siano estremamente timide, la loro esperienza in questo contesto le ha portate a scoprire nuovi aspetti di sé, sviluppando empatia e competenze che non immaginavano. Una realtà non facile e lontana, quella di una casa di riposo, per due giovanissime donne.

Quali attività svolgete qui in RSA?
Sara: Principalmente ci occupiamo delle attività di animazione e dell’aiuto al servizio accoglienza; nell’ultimo periodo abbiamo lavorato anche alla reception, rispondendo al centralino e accogliendo i visitatori. Nel pomeriggio, poi, diamo una mano agli animatori nelle varie attività che organizzano. È un bel lavoro, soprattutto quando vediamo gli ospiti partecipare con entusiasmo.
Alisia: Sì, e ci è anche capitato di fare qualcosa che riguarda più direttamente la nostra professione, come attività di beauty e cura di sé, ad esempio la manicure per le signore o una messa in piega. A volte sono soddisfatte solo di un piccolo gesto, come vedersi più curate. È incredibile quanto poco basti per farle felici!
C’è qualche attività in particolare che vi piace di più?
Sara: A me piace molto ascoltare le signore anziane quando si confidano con me, e con alcune di loro si è creato un bel rapporto di fiducia. Una cosa che mi ha davvero toccata è stato il legame che avevo con un residente sordomuto del nucleo Rubino, con cui facevo coppia nel gioco della tombola. Sua figlia mi ha detto che ero la sua preferita, e questa cosa mi ha riempito di gioia.
Alisia: Personalmente, ho scoperto che mi piace molto lavorare alla reception. Non avevo mai pensato di farlo, ma è un’attività che mi dà soddisfazione. In più, ho imparato tante cose che non sapevo, come usare programmi come Excel e Canva, ma anche usare la fotocopiatrice e scannerizzare documenti. Sono attività che non c’entrano con il mio lavoro da parrucchiera, ma mi sono resa conto che possono essere utili per il futuro.
Se doveste sintetizzare con una parola questa esperienza quale parola utilizzereste?
Alisia: Direi “Sensibilità“. Ho imparato a percepire ancora di più la fragilità delle persone, la loro necessità di attenzione e di cura. È un’esperienza che mi ha fatto diventare più attenta ai bisogni degli altri, anche quelli che non si vedono immediatamente.
Sara: Per me la parola che rappresenta questa esperienza è “Felicità“. Perché mi sono resa conto che basta davvero poco per rendere felici queste persone, un piccolo gesto, una parola gentile, anche un sorriso, e il loro volto si illumina. È una cosa che mi dà tanta soddisfazione.